QUANDO LA COMUNICAZIONE INFORMALE MANDA IN TILT L’AZIENDA
- Ing. Claudio M. Lauri

 - 11 lug
 - Tempo di lettura: 2 min
 

In molte realtà aziendali, soprattutto nelle PMI, la comunicazione informale è diventata la modalità dominante per gestire il quotidiano. È rapida, accessibile, spontanea. Un messaggio su WhatsApp, una telefonata veloce, una battuta in corridoio: così si decidono attività, si trasmettono istruzioni, si risolvono (apparentemente) problemi.
Ma c'è un punto critico che osservo troppo spesso: questa modalità finisce per sostituire i canali formali, strutturati, progettati per garantire coerenza operativa e responsabilità.
Quando questo accade, i processi non funzionano più. Non perché siano sbagliati, ma perché vengono ignorati.
Il risultato? Una serie di effetti disfunzionali ben noti:
Le informazioni si disperdono. Non c’è tracciabilità. Le decisioni “volanti” non vengono condivise correttamente.
Le responsabilità si confondono. Chi deve fare cosa non è più chiaro.
La qualità operativa si riduce. Si crea una dipendenza dal “chi sa cosa” anziché da un sistema ben progettato.
La direzione perde il controllo. Non perché non comanda, ma perché non vede.
Il paradosso è evidente: mentre molte imprese parlano di digitalizzazione, automazione, efficienza, sul piano della comunicazione interna si agisce ancora con strumenti e logiche non gestite.
Il problema non è la comunicazione informale in sé. Serve, è utile, ed è anche inevitabile. Ma deve rimanere entro i limiti della flessibilità operativa, non diventare il sistema nervoso centrale dell’organizzazione.
Il punto è culturale prima ancora che tecnologico: va costruita una consapevolezza diffusa che la coerenza organizzativa si basa sulla formalizzazione intelligente. E la formalizzazione, contrariamente a quanto si crede, non è burocrazia: è chiarezza, è prevenzione dell’errore, è velocità sostenibile.
Il mio consiglio alle PMI? Rivedere i flussi informativi interni con spirito critico. Analizzare dove e perché la comunicazione informale prende il sopravvento. E riportare l’azienda a un equilibrio tra agilità relazionale e rigore sistemico.
Perché un’organizzazione che funziona bene è quella in cui le persone possono comunicare liberamente, senza compromettere struttura, responsabilità e processi.






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